
  
La guerra dei comunicati
 
 Nell'estate del 1979 si scatena, a suon di comunicati, una guerra ideologica tra le Br ed i fuoriusciti. Alla base del contendere il rapporto tra partito armato ed il cosiddetto “movimento rivoluzionario di massa ” .
  
  
  
  
Nell’estate del 1979, sulla stampa iniziano a  circolare voci riguardanti la fuoriuscita di alcuni componenti della colonna  romana dalle Br.  Si parla di “7  disertori” condannati a morte dalle Br in quanto delatori.
 Il 25 luglio 1979 la parte dei fuoriusciti ancora  latitanti, fa pervenire alla sede di Lotta Continua un documento che viene  pubblicato dal giornale con il titolo “Brigatisti dissidenti”.
 Nella lettera di accompagnamento gli autori  precisano:
   …la  lettura dì questo documento di lavoro che vi inviamo attiene strettamente  all'ambito di una “lotta tra le linee “per quanto aspra, e non ha nulla del  regolamento di conti mafioso o gangsteristico. Lotta Continua, 25/07/1979
  Il lungo scritto è stato redatto da Morucci e Faranda,  insieme agli altri brigatisti romani prima dell’uscita dall’organizzazione ed è  un’aspra critica alla linea politica della direzione strategica.
 Il documento parte dall’importanza svolta dalle Br  nell’aver indirizzato lo spontaneismo delle avanguardie comuniste:
   … lo  spontaneismo armato che contraddistingueva queste avanguardie costituiva un  freno al salto qualitativo che poteva compiere la lotta proletaria per la  conquista di un'organizzazione vincente….
    …in  questa fase in cui bisogna «spezzare» la cristallizzazione delle avanguardie è  la propaganda armata, col fine sia dì mostrare la praticabilità della L.A.  [lotta armata] aggregando, al suo interno i primi nuclei di operai combattenti,  sia dì imporla come terreno strategico di costruzione del PCC [partito comunista combattente] Ibid.
 Negli ultimi due anni, però, dice il documento, la  situazione è cambiata rispetto ai primi anni 70, le avanguardie pronte alla  lotta sono numerose e consapevoli ma la rigidità delle Br ostacola una  espansione della lotta armata all’interno del movimento antagonista:
   …se  allora lo spontaneismo armato costituiva un freno all'espansione qualitativa  della «lotta proletaria», oggi la rigidità politica ed organizzativa,   sta diventando freno all'espansione quantitativa, e «interna» alle tensioni  reali espresse dalla classe, della « lotta armata proletaria.  …
    Perché  l'O. non è in grado, (per la rigidità costitutiva e lo stravolgimento, che  questa ha determinato, della sua linea di avanguardia in «avanguardismo»), di  assumere la direzione del processo di aggregazione politica ed organizzativa  del MPRO [movimento proletario di resistenza offensiva] per la costruzione del  PCC. Ibid.
  L’accusa nei confronti della direzione delle Br  diventa pesante:
   L'MPRO  chiede quadri di partito, di direzione e di organizzazione interni al suo  processo di crescita nella pratica della L.A., e non professori discettanti dell’astratta  contraddizione tra «parzialità » e « strategia ». Ibid.
  In risposta le Brigate rosse elaborano uno scritto  dal titolo “Brigate Rosse n.7. Luglio 1979: dal campo dell’Asinara”. Il  documento, circola clandestinamente già da fine estate. Viene reso pubblico, però, solo  il 27 novembre 1979, allegandolo al volantino di rivendicazione dell’omicidio  del maresciallo di pubblica sicurezza Domenico Taverna, dopo che un nuovo  articolo, a firma Morucci e Faranda, è apparso il 28 ottobre 1979 ancora su  “Lotta Continua. 

Il carcere di massima sicurezza sull'isola dell'Asinara denominato "Diramazione Fornelli"
 
 Il documento, redatto nel carcere di massima  sicurezza di Fornelli sull’isola dell’Asinara, si scaglia contro Morucci e  Faranda definendoli:
   "neofiti  della controguerriglia psicologica, poveri mentecatti utilizzati dalla  controrivoluzione", Brigate Rosse n.7. Luglio 1979: dal campo dell’Asinara. 
 Attacca anche Franco Piperno e l’aria dell’Autonomia  ispiratori, secondo loro, della linea dissidente
 il  "barone Piperno" e i "i sedicenti autonomi" che "dalla  tranquillità delle loro cattedre e delle loro riviste incitavano i proletari  detenuti alle lotte più truculente e oggi, timidi agnellini, affidano allo  sciopero della fame la loro rivendicazione di innocenza". Ibid.
  Sul piano teorico si ribadisce la centralità del  partito armato rispetto al movimento di massa.
   [Il]  Partito è la componente d'avanguardia del movimento di massa rivoluzionario e  perciò è, allo stesso tempo, parte di questo movimento e distinto da  esso"… Il partito [tuttavia] mantiene una propria autonomia politica,  militare, organizzativa, e cioè, pur operando all'interno del Movimento di  Massa Rivoluzionario, non si discioglie in esso, né con esso si identifica, Ibid.
  Come detto, Morucci e Faranda, che hanno letto il  documento ancora clandestino, rispondono alle osservazione delle Br con un  nuovo scritto che appare su “Lotta Continua” il 28 ottobre 1979.
 I due brigatisti rispondono alle accuse loro rivolte e  cercano, se possibile di smorzare i toni:
   Noi  amiamo e rispettiamo questi compagni … per la loro generosa milizia per la loro  vetusta «coerenza», per l'altissimo pedaggio che per primi hanno pagato sul  cammino dell'ineliminabile sperimentazione rivoluzionaria, per i loro/nostri  compagni caduti, per l'impronta che hanno lasciato nella memoria proletaria
    Noi,  comunque, non chiamiamo adunate per chiedere al movimento di «schierarsi» sulla  dura «querelle» fra noi e le BR (…) non pensiamo che il problema sia quello di  «combattere» o « isolare » i compagni delle BR. Lotta Continua”  28 ottobre 1979.
  Ribadiscono però la loro posizione:
   Noi  ora non troviamo molto da dire sulla parte «teorica» del documento  [dell’Asinara]perché in essa non troviamo nessuna argomentazione nuova. Semmai  c'è da osservare che compare solo di sfuggita e rimane in timida penombra la  riaffermazione del «principio fondamentale e irrinunciabile» contro il quale  noi ci siamo scontrati e cioè che è l‘obiettivo strategico delle BR è la  conquista del potere statale per l'instaurazione della Dittatura del  Proletariato, che imponga la transizione socialista». Ibid.
 Il dissenso manifestato da Morucci e Faranda non è  che il primo sintomo di quel malessere che negli anni successivi attraverserà  le Brigate Rosse che porterà a furiosi dibattiti ideologici con conseguenti  scissioni.
